Venerdì, 02 Febbraio 2018 11:17

Atleta dell'anno 2017: Igor Novelli per la sezione Kendo

Igor Novelli
L’Atleta dell’Anno 2017 per la sezione Kendo è un po’ anomalo. Non si tratta, infatti, di un allievo, ma di un istruttore. Igor Novelli, che lo scorso anno ha sostenuto l’esame da 5° Dan, e lo ha passato al primo tentativo. Un anno davvero magico, per lui, culminato con l’arrivo del suo primo figlio. Inoltre, segue regolarmente il corso bambini con Christian Filippi: un bell’esempio di come si può conciliare una pratica costante, assidua e di qualità, la famiglia, e la formazione di altri praticanti. Novelli è anche arbitro federale, ed è in fase formazione per diventare istruttore federale. Un vero modello di passione per lo sport e per i colori CUS.


Come hai cominciato a appassionarti al kendo?
Le arti marziali sono sempre state una mia passione, il kendo mi affascinava seppur non lo avevo mai visto dal vivo, ne avevo una conoscenza acquisita dai cartoni animati e film. Ero a conoscenza dell'esistenza di un gruppo di praticanti a Verona, poi una volta iniziata la pratica vera e propria sono stato affascinato dall'aspetto scenico come la divisa tradizionale e le movenze eleganti ed energiche, ma anche la cultura che sta dietro a tutto. Approfondendo la pratica, mi ha colpito l'atteggiamento dei praticanti, un ambiente serio e dedito alla progressione di tutti ma anche umano, nessuna esaltazione "da pestatori", un vivo agonismo sportivo ma non una totalizzante ricerca del risultato, dove il rispetto per l'avversario e la gratitudine per il confronto (anche e soprattutto di fronte a una sconfitta) vengono prima di tutto. Insomma, una pratica i cui obbiettivi di miglioramento della persona mi hanno conquistato definitivamente.

 

Da quanto tempo sei col CUS Verona, e quali sono i risultati più importanti e soddisfacenti che hai ottenuto?

il CUS Verona Kendo è uno dei Dojo (luogo di pratica ma anche gruppo) storici Italiani attivo sin dal 1986, io mi sono unito alla sua storia nel 1990 a 15 anni, la mia storia nel CUS è lunga e costellata da
soddisfazioni... e batoste brucianti (molte!). Certamente il risultato che più mi ha emozionato è stato il primo bronzo a squadre ai campionati italiani nel 2010, fu il coronamento di cinque anni di duro lavoro da parte di tutti, di tante delusioni e frustrazioni, il successo di un dojo ricostruito da zero. Un gruppo che mi sono trovato a dover condurre dopo un fermo di cinque anni per un infortunio, in tre atleti abbiamo ostinatamente continuato a praticare nonostante grosse lacune tecniche, spinti da fame e ambizione di progredire nella "via della spada". Poi, con l'arrivo di Cristian Filippi come tecnico, atleta e amico abbiamo avviato una profonda evoluzione tecnica ponendo le basi tecniche e identità che ancora oggi ci contraddistinguono. Di quella gara ancora oggi ricordo come abbiamo combattuto uniti superando i nostri limiti, avanzando sul tabellone lasciando indietro nomi di squadre che prima di allora sarebbero state insormontabili e nonostante questo ricordo quanto ci bruciò la sconfitta alle semi finali, tanta era la nostra ambizione.

 

Cosa significa la nomina a atleta dell'anno per te?
Questo riconoscimento arriva in un momento di grossi cambiamenti nella mia vita, a 42 anni il mio focus come kendoka cambia e si sposterà sempre più verso la cura e trasmissione tecnica. Inoltre, come neo papà, ottenere il tempo per poter progredire nella via richiederà molto lavoro. Quindi essere stato investito di questa nomina in questo momento è un incoraggiamento e una dimostrazione di stima importante che non mancherò di onorare!

 

Quali sono le tue ambizioni sportive per il 2018?
Il 2018 si apre con i campionati italiani in Marzo, inutile dire che il CUS Verona non ha nessuna intenzione di partecipare se non come protagonista, nello Shiaijo (quadrato di gara) come fuori dalle competizioni, con la forma e lo stile che ci hanno sempre distinto.

 

Raccontaci la tua esperienza come istruttore…

L'insegnamento per me è un’occasione per curare la mia forma, il primo insegnamento che si dà è tramite l'esempio. Solo per questo tutti dovrebbero provare a trasmettere la propria disciplina (nei giusti
tempi). L'insegnamento è una pratica estremamente complessa, e non si riduce certo a cosa sai fare o hai fatto: devi trasmettere capendo cosa serve in quel preciso istante a chi riceve, bisogna essere assertivi ma anche capaci di essere giocosi (con i bambini indispensabile), portare a fare cose difficili tramite cose semplici... e essere pazienti. Ogni individuo matura con i suoi tempi e risponde a stimoli diversi, spesso si vorrebbe che chi impara esegua esattamente quello che vogliamo come lo vogliamo, ma per fortuna abbiamo a che fare con persone e non macchine, quindi dobbiamo accogliere quello che avviene e adattarci. Insomma, l'insegnamento è una cosa in cui commettere errori è praticamente inevitabile e questo lo rende particolarmente stimolante.

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